L’ANSIA ‘AMICA’
Tutti nella nostra vita abbiamo sperimentato stati d’ansia, chi più chi meno. Anche la frase “sono in ansia” o “che ansia!” è comunemente utilizzata, perlopiù con accezione negativa, come qualcosa di estremamente fastidioso e da combattere.
L’ansia è invece uno stato di attivazione, naturale e fisiologico che nel corso dell’evoluzione è stato selezionato per consentire l’emissione di comportamenti adattivi come risposte di attacco (combattimento) e fuga (abbandono della situazione pericolosa), al fine della sopravvivenza in situazioni di potenziale pericolo.
L’ansia non è quindi uno stato da temere, ma, al contrario, è una risposta di vitale importanza.
Seppure le sue manifestazioni somatiche non sono per nulla piacevoli, esse permettono al corpo di ‘accendersi’ e reagire. Negli stati di attivazione, infatti, il respiro aumenta la frequenza e i polmoni si espandono per inglobare più aria e portare più ossigeno ai muscoli e agli organi vitali.
Il battito cardiaco diviene più accelerato e la pressione del sangue aumenta, in modo da trasportare velocemente l’ossigeno e il nutrimento richiesto dai muscoli soprattutto degli arti inferiori che si tendono per contrarsi velocemente. Questa distribuzione di sangue va a discapito delle zone più periferiche e degli organi interni non necessari per la risposta di attacco-fuga. Le funzioni gastrointestinali vengono bloccate perché non necessarie, favorendo la permanenza dei cibi e dei succhi nello stomaco e delle feci nell’intestino, favorendo l’insorgere della nausea. Il sangue aumenta la sua capacità di coagulazione per ridurre la sua perdita nel caso di ferita e che la temperatura corporea aumenta, aumentando così la sudorazione ai fini della termoregolazione. Il pensiero diviene più veloce perché deve trovare immediatamente una soluzione per evitare il pericolo e diventa più attento ai segnali reputati minacciosi. Anche il sistema immunitario rallenta, poiché il corpo deve concentrare tutti i suoi sforzi nella fuga.
L’ANSIA ‘NEMICA’
Tuttavia, in alcuni soggetti quest’attivazione si verifica per situazioni che non rappresentano un reale pericolo e i cui rischi sono trascurabili. Per spiegare quindi cosa accade possiamo utilizzare una metafora: “quando l’ansia attiva queste risposte fisiologiche, ma non viene generato nessun comportamento di attacco-fuga, in quanto la situazione non è realmente pericolosa per la sopravvivenza, il nostro corpo si ‘accende’ senza esaurire naturalmente l’attivazione con la risposta comportamentale e ci porta a spiacevoli sensazioni somatiche, analogamente a ciò che accade ad un’auto quando pigiamo l’acceleratore senza inserire la marcia…dopo un po’ s’ingolfa”.
Quando i meccanismi d’ansia ‘saltano’, il soggetto soffre di disturbi legati ad essa.
Tra di essi la nuova classificazione internazionale (DSM 5 – Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder Fifth edition) individua:
Disturbo di panico
Agorafobia
Disturbo d’ansia generalizzato
Fobia specifica
Fobia sociale
Disturbo d’ansia da separazione
Mutismo selettivo
Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci o da altre condizioni mediche
COME INTERVIENE LA TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
La CBT si pone di
- aumentare la comprensione del tipo di disturbo d’ansia da parte dell’individuo
- attuare un’analisi personalizzata delle manifestazioni del disturbo, attraverso l’analisi delle situazioni ansiogene
- identificare delle modalità di pensiero e di comportamento più adeguate
- apprendere delle modalità di pensiero e comportamento più funzionali, avvalendosi di tecniche come la ristrutturazione cognitiva, le esposizioni comportamentali e le tecniche di rilassamento
- imparare a riconoscere le situazioni di rischio per le ricadute e imparare a gestirle.